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74 - Collo e gola

Collo e gola

2018 - Luglio
N° 74
Editoriale

Cari colleghi, come è tradizione di Percorsi yoga gli articoli di apertura si riferiscono alla tradizione culturale della nostra disciplina. Marilia Albanese illustra Viśuddha, il quinto cakra localizzato nella gola, e nel farlo chiarisce una serie di elementi che legittimano il collegamento di questo cakra con l’espressione verbale nella sua forma più elevata: quella profetica. Partendo da Viśuddha, Marilia invita a riflettere sulla parola alla luce della pratica yoga e di satya, la “veracità”, per rendere le nostre parole pure, appaganti, animate da fuoco interiore, consapevoli ed entusiaste, una barriera alla sciatteria e alla volgarità imperanti. Alessandra Minisci, nel suo articolo dal titolo Śiva Nīlakaṇṭha: il dio dalla gola blu, offre tre diversi livelli di lettura del mito secondo cui il dio, mosso da compassione, per salvare il mondo ingoiò il veleno emerso dal frullamento dell’oceano cosmico, veleno che venne assorbito senza fare danni ma lasciò un indelebile segno blu nella sua gola. Un livello di lettura riguarda il mondo divino (scontri metaforici tra potenze e personalità sovrannaturali), uno si occupa del cosmo (espressione di leggi e processi universali), uno è più vicino all’ambito umano (ricerca del senso della vita e riflessione su problemi relativi alla società). Ai tre tradizionali, Alessandra aggiunge un livello di lettura specificatamente yogico.

Passando agli articoli che più da vicino riguardano l’insegnamento dello yoga, il numero che vi accingete a leggere offre indicazioni molto utili, da più punti di vista. L’area del collo e della gola – estremamente delicata e spesso soggetta a patologie ‒ necessita di particolare prudenza e ogni insegnante sa per esperienza quanto sia importante una buona conoscenza dell’anatomia al fine di proporre pratiche sicure e utili. L’articolo scritto dall’osteopata Etienne Philippe, con la collaborazione dell’insegnante di yoga Emina Konjic che lo intervista, viene incontro a questa esigenza in modo approfondito. Dopo una disamina anatomica e fisiologica dei due segmenti, superiore e inferiore, che compongono il rachide cervicale, Etienne passa a descrivere come la postura e i movimenti che compiamo nel quotidiano ne influenzino, e possano alterarne, la funzionalità. Lo yoga svolge un importante lavoro di rigenerazione e riequilibrio del corpo, anche in presenza di fragilità o di danni del tratto cervicale della colonna, a patto che, ci ricorda l’autore, gli insegnanti tengano conto della storia, delle condizioni fisiche e della specificità di ciascun allievo.

Per condurre una buona pratica la conoscenza anatomica comunque non basta, poichè é molto importante avere conoscenza e padronanza delle tecniche della tradizione yoga. Per questo ci siamo rivolti a tre insegnanti con grande esperienza. Aurelia Debenedetti per le posizioni inarcate, Barbara Biscotti per le posizioni capovolte, Moiz Palaci e Renata Angelini per le torsioni del tratto cervicale e per uno sguardo d’insieme.

Lucilla Monti, partendo dalla teoria dei pañca kośa che guida l’individuo a riconoscersi sotto cinque diversi aspetti, corrispondenti a cinque stati di coscienza, introduce il concetto di “diagnosi” yogica e, tramite la descrizione di un caso molto significativo, mostra come questa conduca al proporre pratiche mirate. Marta Allegri suggerisce alcuni esercizi tesi a rafforzare l’area del collo – spesso dolorante. Oltre a essere utili per la preparazione alla pratica di alcune āsana, gli esercizi descritti da Marta contribuiscono a riequilibrare l’area del collo, rilassando e allungando i muscoli della nuca, in genere contratti e dunque accorciati in modo eccessivo, rafforzando, al contrario, i muscoli anteriori del collo, solitamente troppo deboli. Infine indicazioni preziose per affrontare le tensioni al collo e alle spalle vengono suggerite nell’articolo di Mara della Pergola, formatrice nel metodo Feldenkrais, che invita a considerare il collo e le spalle nel quadro della organizzazione posturale globale della persona. Mara descrive nel dettaglio tre specifici esercizi molto utili per sciogliere le tensioni e risvegliare l’ascolto di questa area.

Seguono le testimonianze di alcuni insegnanti che raccontano, evidenziando le precauzioni usate, il loro modo di proporre agli allievi la pratica di ujjāyī. Alberta Biressi invita a sperimentare gli āsana con o senza ujjāyī, e porta gli allievi a scegliere quando usarlo per evitare che la pratica diventi una abitudine e per stimolare una partecipazione attiva. Massimo Bonomelli sottolinea l’importanza della motivazione sottostante la pratica; usando la metafora del respiro porta gli allievi a chiedersi: “Di cosa ci nutriamo, cosa abbiamo bisogno di lasciar andare?”. Racconta che nella pratica, per assicurare un approccio gentile all’esecuzione, guida a esplorare la gola attraverso una particolare visualizzazione: il movimento dei petali di un immaginario fiore di loto posto nella gola. Adriana Crisci sottolinea come ujjāyī si manifesti naturalmente qualora il collo e la gola siano stati adeguatamente preparati e indica una sequenza adatta a decontrarre queste aree; ujjāyī, scrive, dovrebbe nascere dal corpo e non da una aspettativa mentale. Peggy Eskenazi introduce a un approccio graduale, prudente, volto alla realizzazione completa della tecnica.

Sommario

Viśuddha, il loto della parola pura
Marilia Albanese

Śiva Nīlakaṇṭha: il dio dalla gola blu
Alessandra Minisci

Anatomia e fisiologia del collo: alcuni cenni
Etienne Philippe
Intervista a cura di Emina Konjic

Come prteggere le cervicali in arcuazione
Aurelia Debenedetti

Torsione del tratto cervicale: alcune precauzioni
Renata Angelini e Moiz Palaci

Tra capo e collo, le posture d'inversione
Barbara Biscotti

Un approccio yogico
Lucilla Monti

Una testa ben posizionata
Marta Allegri

Un protagonista generoso e sfruttato
Mara Della Pergola

Come insegno ujjāyī, il suono del vittorioso soffio vitale

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