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Yoga rebus. Viatici discrezionali attorno a ‘felicità’, ‘salvezza’, ‘salute’ (samādhi)

Dal 06/02/2022 al 08/05/2022

  • Organizzato da

    Laura Ferrari

  • Condotto da

    Luca Mori, Federico Squarcini

  • Numero di Ore Riconosciute

    18+8 focus group

Ai nostri giorni dire yoga equivale a dire il nome di una cosa che c’è, che viene prodotta e consumata, che si trova ‘in offerta' e per cui c’è ‘domanda’. Spesso, come in un rebus, la parola yoga funge da spunto iniziale per mettere assieme tutta una serie di aspetti che a essa paiono correlati. Ai più, infatti, lo yoga risulta essere soprattutto un ‘mezzo' per raggiungere i propri ‘fini’, a partire dalla ‘salute’ per arrivare fino alla ‘salvezza’, magari passando per la ‘felicità’.

In breve, è questa la scena di cui partecipa lo yoga dei nostri giorni.

Risulta, però, che prima della fine dell’ottocento le cose stessero diversamente da così. Sono infatti tante e variegate le testimonianze storiche e letterarie che ci informano del fatto che, per secoli, la parola yoga è stata utilizzata per indicare un ‘metodo di esercizio’ atto a far raggiungere specifici ‘fini’, il cui valore risultava così importante da giustificare la pena dell’esercizio stesso. Stando a una ben nota definizione tradizionale, infatti, il ‘fine’ ultimo dello yoga è il samādhi, il quale è visto come il traguardo più alto. Di conseguenza, tanto è alto e ambito il ‘fine’, altrettanto lo è il ‘mezzo’. Tant’è vero che, per la gran parte delle opere tradizionali, il rapporto tra yoga e samādhi è non solo inscindibile ma vitale: è l’importanza del ‘fine’ a rendere importante il ‘mezzo’, il quale, perciò, è interamente subordinato al primo. Alla stregua dell’adagio latino mens sana in corpore sano, il ‘fine’ e il ‘mezzo’ sono qui intesi come interdipendenti e reciprocamente vivificanti. In molti testi, infatti, la parola samādhi serve a indicare la condizione in cui si è ottenuto l’affrancamento da un gravoso disagio, alla stregua del ritrovamento della salute da parte di un ammalato, della salvezza per un condannato, della felicità per un addolorato.
Ai nostri giorni, però, non solo è tutt’altro che chiaro cosa significhi samādhi, ma in tanti pensano che di un tale ‘fine’ il ‘mezzo’ detto yoga possa fare tranquillamente a meno. Opzione evidentemente rischiosa, dal momento, che, se è vero quanto suddetto, separando il ‘mezzo’ dal ‘fine’ a cui conduceva lo si separa anche dalla forza e dall’importanza che da esso traeva.

Sono tuttavia numerose le odierne agenzie di promozione dello yoga che hanno fatto di questo ‘divorzio’ dal ‘fine’ del samādhi la loro mossa vincente, permettendo a ciò che continuano comunque a chiamare yoga di rivolgersi ai più diversi e disparati ‘fini’.

Per questo lo yoga di oggi è un rebus, tanto complicato quanto astruso. Un rebus che assilla il praticante comune e la cui soluzione è però troppo spesso affidata agli ‘andamenti del mercato’. Un mercato affollato, aggressivo e estremamente competitivo, in cui, da decenni, si producono, commerciano e consumano versioni di uno ‘stesso mezzo’ ma destinate a ogni tipo di ‘fine’, dallo yoga contro le rughe del volto a quello propedeutico alla partita di golf. Per giunta, come accade in ogni mercato, l’odierno mercato dello yoga è anch’esso governato dalla logica della concorrenza, sicché il genuino candore dei prodotti del piccolo artigianato è surclassato e oscurato dalle luminescenti campagne promozionali della grande industria multinazionale.

Questo ciclo di incontri seminariali si propone di affrontare di petto l’intreccio tematico fin qui descritto, avviando un percorso che metta in condizione il destinatario del ‘mezzo’ chiamato yoga di chiarire a sé i contorni e il carattere del ‘fine’ a cui intende intensamente votarsi.

Date

  • 6 febbraio 2022
    ore 9:30-12:30 / 14:00-17:00
  • 27 marzo
    ore 9:30-12:30 / 14:00-17:00
  • 8 maggio
    ore 9:30-12:30 / 14:00-17:00
  • Più due date in via di definizione per gli incontri di focus group, di quattro ore ciascuno

Margine di assenze consentite
10%

Luogo
Online

Costo
200,00 € per la partecipazione solo alle lezioni frontali; 240,00 € per la partecipazione alle lezioni frontali e al focus group

Luca Mori
Dottore di ricerca in Discipline filosofiche, insegna Storia della Filosofia nell'ambito del Corso di Laurea in Scienze e Tecniche di Psicologia Clinica e della Salute presso il Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, dell'Università di Pisa. È stato professore a contratto di Teoria e modelli di comunicazione nel C.d.L.S. in Sistemi e progetti di comunicazione dell’Università di Pisa. Nell’ambito del Master in Yoga Studies dell’Università di Venezia, diretto da Federico Squarcini, è coordinatore del modulo “Mercato, media, diritti”. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui: Nel nome dello yoga. Filosofia, disciplina, stile di vita (con F. Squarcini, Solferino Editore 2019); Filosofia dell’esercizio. Yoga e altre tecniche dell'autotrasformazione (Corriere della Sera 2018); Il grattacielo dello yoga. Presente e futuro di un’antropotecnica, Epsylon Edizioni 2016); Yoga tra storia, salute e mercato (con F. Squarcini, Carocci 2008).

Federico Squarcini
Insegna Religioni e Filosofie dell’India e Lingua e Letteratura Sanscrita all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dopo aver insegnato Indologia e Storia delle Religioni dell’India presso le Università di Firenze, Roma ‘La Sapienza’, Bologna. È Direttore del 'Master in Yoga Studies' dell’Università Ca’ Foscari, il primo in Europa. Oltre alle sue varie pubblicazioni, fra cui si veda il testo scritto con L. Mori, Yoga. Fra storia, salute e mercato, Carocci, Roma 2008, ha recentemente completato la traduzione integrale degli Yogasūtra di Patañjali per i tipi di Einaudi, Torino 2015.

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